Maria La Duca
Amici immaginari: Marta Bertello
“Ho sempre vissuto questa lotta tra il linguaggio dell’arte e quello della narrazione in sequenza”.
Cresciuta in una casa piena di fumetti impara i fondamenti della pittura classica conservando il ricordo di quelle immagini: “mentre studiavo avevo negli occhi Lupo Alberto e ho sempre vissuto questa lotta tra il linguaggio dell’arte e quello della narrazione in sequenza. Quella dimensione così descrittiva, tipica del quadro così come è concepito nella cultura accademica, era solo il punto di partenza, sentivo di voler andare altrove”.
“Vorrei portare nel quotidiano ciò che rende speciale il sogno”.
“Quando la mia capacità espressiva deve venire a patti con il cliente inizia un dialogo a più voci che arricchisce il lavoro di tutte le parti coinvolte”.
All’animazione arriva con naturalezza, studiando la composizione dell’immagine dove quella tensione che cerca suggerisce il movimento, anche all’interno di scene che sembrano immobili. Quella tensione è il movimento sperato. Nel linguaggio che unisce cinema e immagine trova eco il bisogno di raccontare “aiutando il lettore ad accelerare quando serve e rallentare per tornare fermo un attimo dopo. Un indizio nascosto tra i segni, che non ti costringe a spettatore pigro ma che invita ad andare oltre”.
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Marta Bertello